Quello di via Capitan Casella, trasformato in uffici e oggi sostegno di ripetitori telefonici, non è stato l’unico serbatoio idrico a essere realizzato a Ostia.

Nella nascente borgata marittima, che dal 1921 al 1936 passò dai duecento ai cinquemila abitanti, l’approvvigionamento di acqua potabile si rivelò uno dei maggiori problemi da risolvere.
La Società Acqua Pia Marcia e il Comune di Roma non ritenendo opportuno costruire un acquedotto di oltre venti chilometri per servire un quartiere con pochi residenti, obbligarono l’Ente S.M.I.R. (Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma), fondato e presieduto dall’ingegnere Paolo Orlando, ad adottare altre soluzioni.

Furono così scavati dei pozzi assorbenti fino al raggiungimento della falda idrica, vicino alle idrovore di bonifica. L’acqua veniva sollevata fino a un serbatoio a doppia parete collocato sulla duna più alta in un’area, oggi in gran parte edificata, tra Corso Regina Maria Pia, via Ottavio, viale del Lido e via Pietro Rosa.



Alla cisterna, con una capacità di duecentocinquanta metri cubi, era collegata la rete di distribuzione. Le pompe per il sollevamento dell’acqua potabile entrarono in funzione il 3 maggio del 1922.
Ma il servizio dello S.M.I.R. si dimostrò fallimentare e costoso in quanto la popolazione preferì non stipulare i contratti di fornitura e utilizzò invece l’acqua delle fontanelle pubbliche.

Nel 1925 il Governatorato di Roma ampliò l’impianto con l’intento di fornire una quantità di centro litri di acqua al giorno per ogni abitante lidense, e costruì, nel 1933, il grande serbatoio in cemento armato della capacità di mille metri cubi.
Il sistema idrico doveva garantire, in caso di guasti improvvisi, la distribuzione dell’acqua a tutte le utenze per almeno 24 ore. Il manufatto, di forma cilindrica, caratterizzato dai volumi pieni del basamento e del serbatoio sulla sommità, venne realizzato dall’Ufficio Tecnico del Governatorato di Roma, nell’area adiacente il viale delle Automobili (oggi via Capitan Casella).

Attualmente la struttura, non più attiva, si presenta come un cilindro pieno dove gli spazi liberi dei montanti sono stati tamponati per ricavare gli uffici dell’Acea.